Fast fashion: cosa nascondono?

Come le masse amplificano i danni 

Vengono classificati come fast fashion quella serie di aziende che si occupa della distribuzione e della vendita di capi d’abbigliamento, di qualità bassa, derivanti da mano d’opera spesso sfruttata ed che lavora in condizioni non adeguate, in mancanza di norme sanitarie. 

Ma perché sono così diffusi? È proprio la caratteristica di essere prodotta da lavoratori che vengono scarsamente retribuiti a poter permettere alle aziende di inserirli sul mercato a prezzi molto bassi: questo non fa altro che aumentarne la popolarità fra i ragazzi dai 13 ai 19 anni. L’accessibilità dei capi infatti attrae il pubblico, che tuttavia è spesso ignaro di ciò che si cela dietro la produzione dei capi che gli adolescenti di oggi amano sempre di più indossare. 

Quali soluzioni potremmo proporre allora? Sicuramente, fra le soluzioni più ecosostenibili c’è quella di ricercare fra i capi vintage: in realtà, questo tipo di mercato sta ,negli ultimi tempi, prendendo sempre più piede, ed è, a nostro avviso, un ottimo modo di ridare vita ad un capo che altrimenti sarebbe finito in discarica, insieme ai 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili che vi finiscono ogni anno. 

Da parte delle aziende poi, sarebbe molto apprezzato l’impegno di produrre meno capi, in modo tale da non incentivare il consumismo che divampa sempre di più nella società odierna: molti capi infatti sono quasi usa e getta, e secondo una review sistematica di Wagner e Fisher molti adolescenti si annoiano molto rapidamente di ciò che acquistano dalle catene fast fashion, finendo per produrre sempre più rifiuti e contribuendo al grande impatto ambientale che questi hanno. 

Dopo aver scoperto ciò che si cela dietro certe realtà, le persone prenderanno coscienza di ciò che acquistano? Sicuramente difficile estirpare questo fenomeno, ma abbiamo il dovere morale di renderci solidali alla causa. 

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