Emergenza criminalità minorile: i giovani nel mirino

a cura di Cascella Matteo, Coppola Riccardo, Sommese Rosamaria, Liccardo Mariateresa, La marca Valeria, Tuorto Marialuisa, Barra Emilio, Caliendo Giovanna

 


       

E’ stato arrestato a Napoli Francesco Pio Valda, il 19enne accusato di avere ucciso Francesco Pio Maimone, 18 anni, la notte fra il 19 e il 20 marzo a Napoli. 

Una vicenda che ha dell’incredibile. Secondo le prime ricostruzioni, i due giovani si trovavano seduti al tavolo di uno chalet di Mergellina, quando a causa di un futile motivo – pare per una costosissima scarpa sporca che era stata inavvertitamente macchiata – Francesco Pio Valda ha estratto la pistola che aveva con sé e ha sparato dei colpi in aria. 

Uno dei proiettili, però, ha centrato in pieno petto il giovane Maimone che si è accasciato a terra. 

Soccorso da Carlo il suo migliore amico, per Francesco Pio non c’è stato nulla da fare, e gli è spirato fra le braccia. 

 

FRANCESCO PIO, STESSO NOME DIVERSI DESTINI

 

I due protagonisti di questa triste storia rappresentano due facce della stessa medaglia, a partire da un particolare che tutti hanno notato da subito: i ragazzi condividevano lo stesso nome, eppure arrivavano da due contesti completamente differenti, pur trattandosi della stessa città. 

Maimone, un aspirante pizzaiolo di Rione Traiano; Valda, un ragazzo di Barra con precedenti per droga è una famiglia difficile alle spalle.

Quasi coetanei, frequentavano gli stessi luoghi, dove si ritrovano giovani e adulti.

Negli ultimi giorni, amici, parenti e conoscenti hanno commemorato il ragazzo ricordandolo come un “bravo ragazzo”, un “assiduo lavoratore”, “di buona famiglia”, un malcapitato che si sarebbe semplicemente trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. 

L’evento rispecchia gli avvenimenti sempre più frequenti tra i giovani non soltanto nella città partenopea, ma nell’intero territorio italiano.

Notti di sangue tra zuffe, calci e pugni: bambini che crescono tra coltelli, risse e talvolta pistole si ritrovano a far parte di gruppi armati, le baby gang, che si rendono protagoniste di episodi che balzano agli onori della cronaca.

Si tratta di episodi che avvengono quasi ogni weekend, un problema che da molti non è considerato in quanto tale e che necessita di maggiore attenzione da parte di tutti.

Le cause per le quali si verifica questo fenomeno sono molteplici: mancanza di cultura alla legalità, una difficile situazione economica, mancanza di lavoro o, semplicemente, il nascere di una famiglia di malviventi, dove le possibilità di vivere in regola sono ben poche se non zero.

Parlando di baby gang, quindi, non ci riferiamo soltanto a bande di ragazzini che causano problemi, ma il più delle volte ad individui che si dimostrano essere ben più pericolosi di ciò che sembrano: essi sono spesso legati a clan criminali, ereditandone la struttura gerarchica interna.

Ma da cosa nascono queste risse? Molto spesso si tratta di motivi futili: per uno sguardo di troppo, per “moda”, o semplicemente per rendere la serata più movimentata.

Motivi che spesso causano gravi problemi alle vittime, che vengono accerchiate e si trovano a dover fronteggiare un gran numero di ragazzi inferociti, guidati da sentimenti di rabbia e armati di coltellini e armi da fuoco.

 

I GENITORI SI RIUNISCONO IN COMITATI E CHIEDONO RISPOSTE ALLE ISTITUZIONI

A mettersi in gioco per la lotta contro la criminalità minorile sono stati perlopiù i genitori di ragazzi che escono in zone frequentate da queste bande; ragazzi che quindi assistono in prima persona a questi eventi, rischiando di diventarne vittime.

Sono state molteplici le manifestazioni organizzate da cittadini preoccupati: basti pensare al flash mob organizzato dai genitori del liceo Vico lo scorso mese di febbraio, o a quello del liceo Umberto a maggio del 2022.

Il loro è un no alla cultura criminale che mette costantemente in pericolo la sicurezza dei loro figli,  che rischiano per uno sguardo di troppo di essere picchiati o addirittura accoltellati.

Cosa chiedono gli adulti per i propri ragazzi? Chiedono alle istituzioni di fare la loro parte per far sì che questi eventi non capitino più.

 

Così, il 27 marzo, al Viminale, si è tenuto un vertice tra i sindaci delle città di Napoli, Milano e Roma, ed il Ministro dell’Interno Nando Piantedosi.

Lo scopo è quello di arginare il fenomeno. “Più agenti in città, soprattutto di notte, e maggiori strumenti nelle mani del sindaco -  ha chiesto il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. 

 

NON SOLO DIVISE MA ANCHE PROGETTI E OBIETTIVI

Il dispiego delle forze di polizia è solo uno dei tanti strumenti necessari a combattere questi fenomeni: nonostante si sia parlato di installare telecamere di videosorveglianza e aggiungere unità sul territorio, al fulcro della questione c’è il bisogno di un’opera d’inclusione sociale di giovani sbandati, con famiglie malavitose alle spalle o passati criminali.

È di cruciale importanza la loro educazione e l’integrazione anche in ambito scolastico, dove il lavoro di insegnanti e figure professionali non risulta mai essere abbastanza, e soprattutto in quello familiare.

Non di rado le famiglie restano incredule all’operato dei propri figli, proprio in quanto poco sorvegliati e lasciati a loro stessi.

Tramite lo sforzo comune di istituzioni e cittadini, quindi, non sembra irrealizzabile un futuro nel quale eventi di tale portata diventino sporadici o assenti, e i genitori possano tirare un sospiro di sollievo anche in ambienti difficili.

 

 



 

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