Eintracht – Napoli: l’intervista “impossibile”. Le ragioni di un tifoso immaginario

Napoli, mercoledì 15 marzo, ritorno del match tra il Napoli e l’Eintracht di Francoforte valido per i quarti di finale di Champions League. In città, dopo la vittoria quasi schiacciante in casa dei tedeschi, c’è attesa e fermento: il sogno dei quarti di finale, mai raggiunti prima dalla squadra partenopea, può finalmente avverarsi.
 

Quella che doveva essere una festa del calcio, uno spettacolo sportivo, si è rivelata, invece, una scena da film apocalittico, per colpa degli ultras del Francoforte, che hanno messo a ferro e a fuoco il centro storico.

Gli ultras dell’Eintracht si sono scontrati con le forze dell’ordine, che non riuscite a contenerli, e contro gli ultras napoletani. La Uefa aveva vietato la trasferta ai tifosi tedeschi, che iperò avevano già i biglietti aerei e si sono quindi presentati ugualmente in città, consapevoli comunque di non poter accedere al Maradona.


 

E proprio per questa ragione, poiché non ci sono chiari i motivi dello scontro lo abbiamo chiesto ai diretti interessati, intervistando un capo ultras, che ha voluto rimanere anonimo. Abbiamo così scoperto le sue sensazioni, le sue emozioni e le sue frustrazioni. 
 

Lei come ha vissuto l’arrivo dei tifosi tedeschi nella sua città, nella sua Napoli? 

Io e il mio gruppo abbiamo monitorato attentamente la situazione ancor prima dello scoppio della guerriglia nel centro. Sapevamo però che qualcosa stava per succedere, e quindi alle prime segnalazioni di amici o parenti della situazione, ci siamo subito recati sul posto per la nostra città che va difesa sempre e comunque.

 

Con l’arrivo di un numero così elevato di tifosi tedeschi, non si è sentito impotente sapendo poi cosa hanno fatto?

Si ma soprattutto è stato difficile digerire il fatto che abbiano avuto la libertà di scorrazzare in città.


Quando lei è andato, a tutti gli effetti, a combattere, cosa ha provato?

 Ho provato un senso del dovere, come se dovessi andare in battaglia, era come se quello fosse il mio compito, lo scopo della mia vita, come se tutte le mie scelte mi avessero portato a quel momento.


Lei morirebbe per Napoli e per l’SSC Napoli? 

Senza dubbio. 


Cosa direbbe ad oggi ad un tifoso del Francoforte, ad un capo ultras tedesco?

Potrei dirgli tante cattiverie, tanti insulti, e ammetto che la rabbia non mi passa e non credo mi passerà certo, ma preferisco rispondergli con l’ironia dei napoletani, ironia che ci rende famosi in tutto il mondo: spero che dopo il ritorno della partita contro il Napoli, che il Francoforte possa effettivamente ricominciare da tre….

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