Arte figlia del tempo.

La robotica può diventare arte? L’innovazione diventa la protagonista della cultura. 


Oggi giorno lo sviluppo tecnologico ha contribuito allo sviluppo della rappresentazione e interpretazione delle arti visive. Tale evento si è manifestato tramite diversi tipi di dispositivi elettronici integrati alle opere, come si può notare l’arte digitale attualmente usufruisce di proiettori in 3D, integrazione di musica alle opere, ologrammi, cuffie con guide digitali e l’utilizzo 

stesso di dispositivi robotici. 

Per quanto concerne l’ultimo aspetto è nota a molti l'esistenza dell'opera "can't help myself" la macchina robotizzata ideata e creata da Sun Yuan e Peng Yu, famosi per i caratteri provocatori che caratterizzato le loro opere. “Can’t help my self” si trova nel museo “Solomon R. Guggenheim museum” di New York. 


L’opera vede come protagonista un braccio meccanico che ha la funzione di portare a sè un olio colorato di rosso, simile al sangue, che ha il compito di alimentarla e senza la quale la macchina non potrebbe funionare. Questa, quindi, non può sottrarsi alla sua natura ed è obbligata a compiere il gesto ininterrottamente. 


Conseguetemente è stata proprio quest’azione, compiuta dal braccio robotizzato, a diventare il punto di forza di “can’t help myself” e il motivo per cui è tanto conosciuta. 

“Can’t help myself” vuole manifestare la capacità di un’intelligenza artificiale di seguire una coreografia già stabilita, quindi trasmettere ciò che l’artista vuole comunicare e di conseguenza, come gli stessi autori affermano, vuole ispirarci a riflettere sulla relazione tra uomo e tecnologia. 


Oggi "can't help my self" è diventata tanto conosciuta grazie al forte impatto emotivo che ha avuto all’interno dei social. Infatti tra il 2021 e il 2022 è stata virale e proprio da qui sono emersi i diversi pareri discordanti che hanno diviso in due il pubblico. 

Se da una parte le persone definiscono “can’t help myself” come una macchina che trascina semplicemente dell’olio e che addirittura risulta essere offensiva per la reale essenza dell’arte. Invece dal’altra molte persone arrivano addirittura ad empatizzare con l’opera, prestando molta attenzione al significato simbolico-emotivo del braccio robotizzato, simbolo di sofferenza e fragilità. 

 

A cura di
Nunzia Silvestri 

Federica Iacono 

Fabrizio Labriola 

Arianna Battaglia 

Chiara Pelliccia 

Sabrina Fasano 

Alyssa Danese 

Giulia Rocco 

Marzia Grieco 

Sabrina La Peruta 

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